Intervista esclusiva de “La Gazzetta dello Sport” a Claudio Lotito. Il presidente della Lazio spazia da Tare a Simone Inzaghi, da Milinkovic al sogno scudetto. Il direttore sportivo ha preferito restare nonostante i contatti con il Milan: “Noi non ci saremmo mai permessi di contattare un tesserato di un altro club. Ma ognuno ha il suo stile…In questo momento la Lazio è una società più strutturata di quella rossonera. E poi qui il lavoro che ha da fare sarà sempre maggiore. La Lazio è una società dalla catena corta, qui si lavora bene. Oltre a Tare e Inzaghi c’è anche Peruzzi. Sono felice che anche lui resti”.
Su Inzaghi, Lotito aggiunge: “Il suo arrivo sulla panchina parte da lontano. Quando accettò di spalmare il contratto gli dissi: “Cosa vuoi fare quando smetti? L’allenatore? Ti darò questa possibilità”. Poi lui si è meritato tutto”.
Simone Inzaghi è seduto sulla panchina biancoceleste dal 2016. Lotito svela un retroscena sul mancato arrivo di Bielsa: “Chiedeva giocatori e il giorno dopo cambiava idea. Alla fine non ressi più e gliene dissi quattro. Lui protestò: “Non sono mai stato trattato così da nessuno”, gli risposi: “Io non sono nessuno, sono Claudio Lotito”. Finì lì. Inzaghi era a Milano Marittima, gli dissi che doveva firmare il contratto. Pensava fosse quello della Salernitana, invece…”.
Un particolare bonus scudetto nel nuovo contratto di Simone Inzaghi che Lotito commenta così: “L’organico è cresciuto, giusto porsi obiettivi ambiziosi. Ricordando che il divario economico con certi club è enorme. Per colmarlo servono idee e organizzazione. A me piace vincere, ma nel solco di una crescita sostenibile”.
Sempre più insistenti le voci che vogliono Milinkovic-Savic lontano dalla Lazio: “Alla Lazio teniamo solo chi ha il piacere di restare. Se il giocatore manifesterà l’intenzione di intraprendere nuove avventure non ci opporremo”. Su Luis Alberto, invece, Lotito è criptico: “Vediamo. Se c’è una cosa che nel mondo del calcio non manca sono i giocatori…”.
Lotito esprime un parere anche sul caso Totti: “Come sto vivendo da laziale il caso Totti? All’inizio della mia gestione ebbi un problema analogo. Presi una decisione e andai avanti assumendomene la responsabilità e pagandone le conseguenze. Si deve avere il coraggio di fare scelte nette“.
Sulla vicenda stadio: “Fui tra i primi a presentare un progetto per un impianto, da edificare sulla Tiberina su terreni della mia famiglia. Mi fu proposto anche Tor di Valle, non lo ritenni consono. Adesso stiamo alla finestra. Se fanno fare lo stadio alla Roma lo devono far fare anche alla Lazio”.
Quasi 15 anni di presidenza, Lotito ricorda un colpo che non rifarebbe e uno che invece lo ha soddisfatto: “L’acquisto di Zarate fu un investimento sbagliato in relazione ai risultati prodotti. Il colpo cui sono più affezionato Rocchi. Perché è stato il primo di un certo spessore. Sta facendo bene nelle giovanili. Ha grandi capacità”.
Sulla Superchampions, Lotito è categorico: “Difendere il nostro campionato, la meritocrazia, il valore sociale e culturale del calcio in Italia, l’interesse del pubblico. Le offro un dato: Lazio-Atalanta finale di Coppa Italia è stata più vista di Liverpool-Tottenham finale di Champions. Anche le grandi partite internazionali non potranno mai sostituire l’interesse per qualcosa che fa parte della nostra storia, dei nostri campanili. Il calcio non può essere solo business e sfide tra pochi grandi club pieni di stelle. Si deve avere un progetto condiviso. Io non dico di non tenere conto delle esigenze dei grandi club che avranno le loro ragioni, ma bisogna procedere insieme dall’inizio e non pensando di mettere una toppa alla fine di un processo poco trasparente. Uefa ed Eca hanno evidenziato una comunanza di interessi sospetta. Riavvolgiamo il nastro e ripartiamo dall’inizio”.