Alla scoperta di Papetti e Juwara, per loro una domenica speciale: dal barcone al primo gol, che storia!

Due ragazzi estremamente promettenti, due predestinati. Entrambi in gol nella trentesima giornata: Andrea Papetti e Musa Juwara, conosciamoli meglio

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“Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada lì ricomincia la storia del calcio” diceva Jorge Luis Borges. E la storia di Andrea Papetti e Musa Juwara è iniziata un po’ così, per caso, in una normale domenica di Serie A. Il talento, si sa, non ha età. Ma se da una parte abbiamo chi vuole infrangere tutti i record di longevità e presenze (Buffon) dall’altra abbiamo chi inizia a racimolare i primi minuti nel massimo campionato, trovando addirittura le prime gioie personali. Predestinato. Una parola di cui si abusa nel calcio moderno. Basta esordire a 16 anni per essere un futuro campione e non sempre è così. In molti si sono visti addossare l’etichetta di promessa del calcio e hanno miseramente fallito. Ma c’è chi ha qualcosa in più, e si vede subito. E nel nostro caso stiamo parlando di due ragazzi estremamente promettenti. Andiamo a conoscere meglio gli “eroi per caso” di Brescia e Bologna.

Papetti
Photo by Emilio Andreoli/Getty Images

Chi è Andrea Papetti?

Andrea Papetti nasce a Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano, il 3 luglio 2002. Cresciuto nelle giovanili del Brescia, è attualmente aggregato alla prima squadra guidata da Diego Lopez. La sua intera carriera calcistica è legata il Brescia (dopo una breve esperienza nei Giovanissimi dell’Inter), con cui ha scalato categorie fino all’esordio in prima squadra lo scorso 9 marzo nella sconfitta delle ‘Rondinelle’, per 3-0, contro il Sassuolo. Eppure nel disastro del Brescia di quel pomeriggio a Reggio Emilia, Papetti si è subito distinto per la personalità. Il secondo gettone in Serie A è arrivato nella gara contro la Fiorentina, e anche il risultato della squadra ne ha beneficiato. Poi un crescendo fino all’apice raggiunto due giorni dopo il suo diciottesimo compleanno: il 5 luglio 2020 la prima rete in Serie A, di testa contro l’Hellas Verona. Inizi da esterno destro, capace di giocare sia in una difesa a 4 che in un centrocampo a 5. Fin da subito al Brescia viene arretrato a terzino destro già sotto la guida del tecnico Andrea Massolini in Under-15 per poi ricoprire il ruolo di difensore centrale nella squadra di Aragolaza in Under-17 con Elia Pavesi, nella Primavera. Un settore giovanile, quello del Brescia, da cui sono usciti tantissimi grandi calciatori: da Pirlo a Beccalossi fino a Tonali. Ed è un attimo e ti ritrovi tra i migliori Under-18 del mondo. E così è successo anche a Papetti. Pochi giorni dopo quell’esordio, infatti, è stato inserito da ‘L’Équipe’ fra i migliori 20 talenti Under-18 del Pianeta. Papetti è in ottima compagnia. Ci sono Ansu Fati del Barcellona, Giovanni Reyna del Borussia Dortmund, Eduardo Camavinga del Rennes, Troy Parrott del Tottenham, l’atalantino Amad Traoré e Sebastiano Esposito, altro ragazzo cresciuto nel Brescia e ora di proprietà dell’Inter. Ora Papetti vuole spiccare il volo. Centrale difensivo con buona tecnica, capace di disimpegnarsi in tutte le posizioni della retroguardia, e bravo nell’impostare il gioco. Il Brescia si conferma fucina di talenti e non si fermerà certo qui.

Musa Juwara
foto Instagram

Chi è Musa Juwara?

“Un mediano dai piedi buoni c’è? No ragazzi, si gioca in undici, non possiamo accogliervi tutti!” ironizzava Checco Zalone in ‘Quo Vado?’. I giovani africani sbarcavano a Lampedusa e venivano “selezionati” in base alle loro qualità calcistiche. E deve essere andata più o meno così a Musa Juwara, gambiano del Bologna in gol contro l’Inter. Una storia particolare quella dell’attaccante che ha steso la squadra di Conte a San Siro. Sbarcato a Lampedusa su un barcone nel 2016, inizia a giocare durante il periodo trascorso nel centro di accoglienza di Ruoti, provincia di Potenza. Poi arriva una seconda famiglia, quella della Virtus Avigliano: l’allenatore Vitantonio Summa lo allena, gli fa da tutore legale e ne diventa genitore affidatario con la moglie, visto che Musa è stato abbandonato dai genitori naturali. La prima società professionistica a notarlo è il Chievo Verona. Poi passa in prestito al Torino dove si mette in luce con la maglia della Primavera, specialmente al Torneo di Viareggio. Un rapido ritorno al Chievo e poi l’approdo al Bologna. Sei presenze in Serie A (per lo più spezzoni) e la prima rete. Un gol che ha fatto sorridere Mihajlovic, con i due protagonisti di un divertente siparietto nel post-partita. L’attaccante ha svelato: “Ci ha detto che se avessimo fatto gol avremmo vinto la partita, e così è stato”. Non si è fatta attendere la replica dell’allenatore: “Sì, gli ho detto una ca*zata, giusto per motivarli, sennò era impossibile vincere. La prima idea era mettere Svanberg a destra, poi guardando la partita mi sono detto: ‘Mettiamo Musa. Che con il casino che fa in campo non gli farà capire nulla’. L’avevo detto anche a Bigon che avrebbe fatto gol. E dopo 3 minuti l’ha fatto. Se lo merita: ha giocato a San Siro anche se vuoto, vuol dire avere personalità”. Il Bologna ha scommesso su di lui. E, a giudicare dagli inizi, il giovane Musa non sembra voler deludere le attese.

Una favola quella di Papetti e Juwara che è solo all’inizio. Tante ancora le pagine da scrivere. E sicuramente non vogliono essere ricordati come gli “eroi per un giorno”, ma rimanere nella storia.

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