Sta lottando per salvare la “sua” squadra. Ma, anche in caso di permanenza, la “sua” squadra retrocederebbe comunque. Vi capiamo. Non è semplice così da spiegare, ma non siamo esperti di Sudoku né di indovinelli matematici. Il discorso è più facile di quanto sembri.
Lo possiamo chiamare il “paradosso Lapadula“: l’attaccante del Lecce ha segnato ieri il gol decisivo a Udine che lascia ancora accese le speranze salvezza dei giallorossi, Genoa permettendo. Ecco, qui casca l’asino. Lapadula gioca nel Lecce, ma è in prestito proprio dal Genoa. Se il Lecce non riesce a salvarsi, la “sua” squadra retrocederà in B. Se il Lecce riesce a salvarsi, la “sua” squadra retrocederà in B comunque. Sì, tranquilli, non fate i pignoli. La vera, unica e sola squadra di Lapadula, ad oggi, è il Genoa, che ne detiene la proprietà. Quindi, nei fatti, a Lapadula converrebbe di più che sia il Lecce a “salutare”, perché la sua squadra di proprietà rimarrebbe in A e lui rimarrebbe in A. Ma volete mettere lui, al 95′ di Lecce-Parma, sullo 0-0 e con il Genoa sconfitto, solo, davanti alla porta, “ciccare” clamorosamente e sparare altissimo? Quasi un racconto simpatico, ironico. Non capiterà, ovviamente, perché i calciatori sono professionisti, ma al solo pensiero vien da ridere e fa pensare. Il “paradosso Lapadula”, non è che tra qualche anno diventa una formula matematica?