Juventus, perché Morata non è Dzeko

La Juventus sembrerebbe aver definitivamente scelto Morata, il piano B al tanto inseguito e coccolato Edin Dzeko: ma perché lo spagnolo non è il bosniaco?

CalcioWeb

Dzeko è il piano A, Morata il piano B. Ma sembrerebbe aver vinto il piano B. Inutile girarci intorno o aggiungere altro. La Juve aspetta(va) buone nuove dalla questione Milik-Roma ma si è dovuta cautelare tornando fortemente sullo spagnolo. E, così dicono le ultime news, accelerando anche improvvisamente sulla trattativa. Ma cosa significa? Il piano B è spesso un ripiego, un’alternativa, e in questo caso non sembra essere da meno. Per sfortuna di Pirlo, che sin dal suo insediamento sulla panchina bianconera ha chiesto sempre il bosniaco come prima scelta, vedendosi passare davanti Suarez, Cavani, Giroud, Morata.

La domanda viene spontanea: perché Pirlo preferisce Dzeko? Perché Dzeko è trascinatore, è bomber. Perché Dzeko attacca la profondità ma viene anche incontro al pallone. Perché Dzeko è prima punta ma, a dispetto di stazza e caratteristiche, anche uomo-assist. Perché Dzeko segna in ogni modo. Perché partecipa attivamente alla manovra e sa dialogare bene coi compagni. Perché Dzeko, in sostanza, si incastra alla perfezione con le idee di Pirlo e con il suo modulo attuale.

Ecco, credo basti questo elenco per poter affermare con certezza che Dzeko non è Morata. Anzi, che Morata non è Dzeko. Morata è, appunto, il piano B di Dzeko, la sua alternativa. Punti a favore? Ha 27 anni, è nel pieno della maturità, è stato impiegato spesso con questo modulo (con Conte alla Juve e al Chelsea e con l’Atletico Madrid), conosce l’ambiente Juve e ha giocato con Ronaldo. Basta? No, a nostro avviso. Non al momento, quantomeno. Morata è un attaccante ancora alla ricerca di certezze (sì, è paradossale), alla ricerca di una continuità che non dà garanzie nell’immediato. E’ un attaccante che deve ancora completare il suo processo di maturazione, quello che lo deve consacrare “grande” e che lo deve consacrare in un ruolo ben specifico. E’ cresciuto come “attaccante tuttofare”, in grado di giocare al centro e sulla fascia, come prima o seconda punta, definendo un po’ meglio la sua posizione soltanto negli ultimi anni. Ma resta ancora “incompleto”. Dopo l’esperienza a Londra si è pian piano trasformato in centravanti puro, imparando ad attaccare la profondità e a giostrare in mezzo ai difensori avversari. La affinerà definitivamente a Torino? E’ l’unica speranza, al momento, per Pirlo e per i tifosi.

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