Cristiano Ruiu, opinionista e telecronista per Telelombardia, Antenna 3 e Top Calcio 24, intervistato da SuperNews si esprime sul nuovo corso del Milan, la disastrosa proprietà cinese ed i possibili obiettivi dei rossoneri per la stagione in corso. Partiamo da un tuo commento sull’epilogo della proprietà cinese. Sei sempre stato critico a riguardo ed i fatti ti hanno dato ragione. Ci spieghi come sono nati i tuoi dubbi? “I miei dubbi son nati da prima che si insidiasse la proprietà cinese. Una proprietà figlia dei tentativi precedenti, da Mr Bee in poi tutte operazioni collegate tra di loro. Non ci ho mai creduto. Non solo hanno scelto dei dirigenti sbagliati, difatti sia Fassone che Mirabelli avevano ricoperto incarichi differenti in carriera senza grandi risultati, ma li hanno anche assistiti male. Le decisioni prese dall’ex amministratore delegato e dall’ex direttore sportivo erano tutte sulla scia di questa proprietà misteriosa, che di certo non voleva il bene del Milan”.

Dunque il ritorno di vere e proprie bandiere a Casa Milan è il giusto modo per ripartire e cancellare anni di buio? “Maldini è il Milan, rappresenta il milanismo ed ha il Milan cucito sulla pelle. Volontariamente si è tenuto alla larga dalla proprietà cinese, rifiutando il ruolo di spicco offertogli, pur di attendere il nuovo corso. È un ritorno molto importante, anche per i tifosi stessi. Leonardo è molto bravo, uno dei migliori dirigenti non solo del panorama nazionale, ma anche estero. Già dalla prima operazione, ovvero lo scambio Bonucci-Higuain, ha dimostrato di avere occhio. Il Milan non aveva un centravanti di tale livello dai tempi di Ibrahimovic. Per quanto riguarda Bonucci, il suo problema più grande è quello di non essere un leader”. Anche la questione Donnarumma è stata gestita malissimo dalla vecchia società. Il Milan è stato mai davvero vicino a cederlo? “La questione Donnarumma è stata lo specchio della vecchia società. Il ragazzo non ha potuto rinnovare il contratto prima di compiere diciotto anni, e già a quei tempi la pressione di Raiola era molto alta. Uno come Raiola è meglio tenerselo amico che farselo nemico. Gigio è un grande talento, il Milan avrebbe dovuto accettare le condizioni e valorizzarlo, non mettere il ragazzo contro i tifosi. I rossoneri hanno ufficializzato Reina già a gennaio, mettendo ulteriori pressioni al numero uno. I dirigenti non hanno speso una parola a favore del giocatore, facendo intendere che Donnarumma avrebbe fatto il secondo. In seguito, dopo la finale di Coppa Italia lo hanno letteralmente distrutto, scaricandogli tutte le colpe della sconfitta. Per fortuna questa proprietà lo ha rimesso al centro del progetto”.
Dove può arrivare il Milan di Gattuso? Quarto posto o è lecito sognare qualcosina in più? “Il Milan è partito bene. Ha finalmente una grande formazione societaria che tutela Gattuso ed i giocatori, a differenza di quanto accadeva precedentemente. Ha un grande centroavanti e può giocarsi l’accesso alla prossima Champions. Il quarto posto sarebbe un traguardo straordinario, dopo anni di ottavi, settimi e sesti posti. Non si può sognare di più perché la Juventus gioca un altro campionato, non c’è competizione”. L’arrivo di Ronaldo ha spinto le altre big a migliorarsi? Il livello si è effettivamente alzato? “Non credo. Sicuramente è un bene per il calcio italiano che vengano certi giocatori nel nostro paese, ma nulla più. Potrebbe aiutare i giovani italiani a crescere, perché giocare coi migliori aiuta parecchio”. Qual è invece la tua idea sulla Nazionale? Perché incontra tantissime difficoltà e non riesce a riavvicinarsi ai fasti di un tempo? “La Nazionale paga giocatori mediocri. Fino a quindici anni fa il campionato italiano era il più ricco e considerato d’Europa. Tutti i migliori talenti venivano a giocare in Italia ed i settori giovanili sfornavano generazioni di fenomeni. Purtroppo, dal 2006 più o meno, i migliori hanno iniziato a giocare altrove ed il livello si è abbassato. Le generazioni son peggiorate e l’Italia ne ha risentito parecchio”. Per concludere, vorrei una tua opinione sul caos che sta avvenendo nelle serie minori, tra ripescaggi e fallimenti. Tutta colpa delle istituzioni? “Una volta si investiva nel calcio perché rendeva. Si avevano agevolazioni di vario tipo ed era un ottimo business. Ora che non è più così, ci sono fallimenti continui, soprattutto nelle serie minori ove non si riescono a sostenere tutte le spese. Non c’è alcun piano reale per far rendere il calcio in Italia, così come avviene in altri campionati europei. Ora le poche società vincenti con quelle che basano il proprio successo sulla programmazione, la compravendita e gli stadi. Mi viene da pensare alla Juventus, all’Udinese, al Sassuolo”.