Louis van Gaal, un allenatore eccentrico: quella volta che si calò i pantaloni…

Si rinnova il classico appuntamento con la nostra rubrica "L'uomo del giorno". Protagonista di oggi è Louis van Gaal, allenatore molto discusso
CalcioWeb

Aloysius Paulus Maria van Gaal, meglio conosciuto come Louis van Gaal, è uno degli allenatori più eccentrici che abbiano mai calcato i palcoscenici calcistici internazionale. Buona carriera da difensore, sopratutto con la maglia dello Sparta Rotterdam. Ma è da allenatore che van Gaal dà il meglio di sé. Ha vinto sette campionati, quattro Coppe e quattro Supercoppe nazionali, una Coppa UEFA, una Champions League, due Supercoppe Europee e una Coppa Intercontinentale. Nel corso della sua carriera da allenatore van Gaal ha sempre preferito affidarsi ai giovani, più facili da piegare alla sua idea di calcio, e far fuori i più esperti. Ottima, in particolare, la sua esperienza all’Ajax, dove lancia i vari Davids, van der Sar, de Boer, Overmars, Kluivert e Seedorf. Ottime le sue prime stagioni al Barcellona, con Mourinho assistente, male nella terza al termine della quale non viene confermato. Pessima esperienza con la nazionale olandese, altri successi in patria con l’Az, che sotto la sua guida vince l’Eredivisie 2008-2009. Un’esperienza tra alti e bassi sulla panchina del Bayern Monaco (titolo, Coppa di Germania e finale di Champions League persa contro l’Inter), esonero il secondo anno, Nel 2012 torna sulla panchina dell’Olanda, si qualifica al Mondiale ma lascia prima dell’inizio della manifestazione. Stagioni pessime anche al Manchester United, dove però riesce a vincere la Fa Cup diventando uno dei due soli allenatori, insieme a José Mourinho, ad aver vinto quattro coppe nazionali in altrettanti paesi. L’11 marzo 2019 annuncia il suo ritiro dal mondo del calcio per stare più vicino alla famiglia.

Un personaggio fuori dal comune Louis van Gaal, un estroverso e sincero anche oltre il limite, peccando spesso di superbia come quando disse ad un giornalista “sono io troppo intelligente o tu troppo stupido?” o ancora “questa è una domanda stupida” in una delle sue prime interviste inglesi. Quella di van Gaal è una filosofia di gioco, il risultato va ottenuto con il lavoro collettivo. Ognuno deve sapere il proprio ruolo in campo ed aiutare gli altri.

A soli 11 anni perse il padre, poi la moglie, recentemente un genero, lutto che lo ha spinto a lasciare il calcio: “Ho rivisto le mie priorità” ha detto. Tanti gli aneddoti raccontati anche dai suoi giocatori. Luca Toni ricordò in un’intervista che van Gaal voleva mettere le cose in chiaro, dimostrando che ognuno poteva essere sostituito e che lui aveva le palle. Per farlo si calò i pantaloni. Van Gaal era solito, ai tempi del Manchester United, mandare mail ai calciatori con gli errori che avevano fatto durante la partita. I giocatori le ignoravano ma lui riuscì ad ottenere il modo di controllarle e far sì che i calciatori le aprissero e le leggessero. Qualche mese fa non le ha mandate a dire a Ribery e Guardiola. Per van Gaal il francese è “egocentrico”, l’allenatore spagnolo “fallisce quando conta, in Champions ha vinto solo col Barcellona”. Un personaggio sui generis, insomma.