Una vita sulla fascia quella di Gianluca Zambrotta. Gli inizi, con il Como, quasi da ala. Il tornante a Bari, fino ad arrivare alla svolta della carriera con la Juventus. Tre grandi maestri: Carlo Ancelotti, Marcello Lippi e Fabio Capello, con il viareggino che ha rivoluzionato il suo modo di giocare. È l’allenatore Campione del Mondo 2006 a spostarlo sulla linea della difesa a 4 e cambiargli la carriera nel 2002. Da lì in poi Zambrotta non si muove più da lì, se non per spostarsi sulla fascia sinistra in caso di emergenze. Ma per lui non fa differenza. Nel giro di pochi anni diventa probabilmente il miglior terzino al mondo. Poi il buio. Calciopoli. La sensazione di aver perso tutto nonostante i sacrifici. Ma dura poco. Il 5 luglio 2006 l’Italia diventa Campione del Mondo e lui è uno dei protagonisti principali di un successo storico. La storia con la Juve però finisce male. Zambrotta va al Barcellona e poi al Milan. I tifosi bianconeri non glielo perdoneranno mai, ma a distanza di 8 anni l’ex esterno lombardo, attualmente allenatore del Chiasso, ha deciso di fare chiarezza sulle pagine de La Gazzetta dello Sport.
“Ho iniziato a Como, facevo il centrocampista o l’ala offensiva. A Bari con Fascetti facevo il tornante, poi alla Juventus con l’arrivo di Camoranesi che era un’ala pura, Lippi mi chiese se potevo giocare in posizione più arretrata, per me non c’erano problemi. Calciopoli? Moggi era il personaggio principale da colpire e così è stato. Evidentemente ha delle colpe.“.
Successivamente Zambrotta ha voluto fare chiarezza sul suo addio alla maglia bianconera: “altro che tradimento! Da parte mia ci fu grande rammarico perchè nessuno venne a chiedermi di rinnovare il contratto. Io volevo restare anche in serie B, ma evidentemente ritenevano che non servivo per tornare in A. Poi ho fatto le mie scelte e la cosa migliore in quel momento era andare all’estero”.
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