Luis Silvio- In occasione del campionato di Serie A 1980-1981, vennero riaperte le frontiere per permettere alle società italiane di acquistare un calciatore proveniente da federazione straniera, dopo la chiusura decretata a seguito della negativa spedizione azzurra ai Mondiali del 1966. La Pistoiese rivolse le sue attenzioni al mercato brasiliano, inviando nel paese sudamericano l’allenatore in seconda Giuseppe Malavasi. L’obiettivo era la punta del Palmeiras Palinho, ma in occasione di un incontro del campionato di San Paolo tra Ponte Preta e Comercial Malavasi vide all’opera il giovane ventenne Luís Sílvio, e ne rimase favorevolmente impressionato. Danuello proveniva dal Marília, piccola squadra che vinse il più importante torneo giovanile brasiliano, la Taça São Paulo. Alla Ponte Preta era arrivato in prestito dal Palmeiras. Velocità, classe, persino fiuto del gol (segnò la doppietta che valse il 2-0 al Ponte Preta), quel giovane aveva tutte le qualità che facevano al caso della società toscana. Il prezzo relativamente basso (170 milioni di lire per un contratto di ben 7 anni) convinse Malavasi e l’affare venne concluso con la mediazione del manager Juan Figer. Danuello venne presentato alla tifoseria come l’attaccante capace di dare alla Pistoiese quel quid in più del quale necessitava una società neopromossa senza grosse ambizioni, se non quella della salvezza; anche se suscitava qualche perplessità il fatto che gli altri calciatori brasiliani ingaggiati quella estate da squadre italiane (Falcão ed Enéas) non lo avessero mai sentito nominare.
L’esordio però non fu dei migliori, così come le successive 6 partite di campionato. Apparve chiaro ai più che l’acquisto del giovane della Ponte Preta fu causato da un marchiano abbaglio tecnico perché non era arrivato un attaccante bensì un’ala, di discreto impatto tecnico ma non utile nel contesto della squadra, che necessitava piuttosto di un uomo d’area. Danuello venne così confinato inizialmente in panchina, poi in tribuna e quindi fuori rosa. Divenne in pratica quasi un corpo estraneo a tal punto che a stagione inoltrata se ne tornò in Brasile senza l’autorizzazione della società. Riapparve l’estate dell’anno successivo chiedendo il minimo dello stipendio, essendo ancora sotto contratto, ma non fu accontentato. Invano la Pistoiese cercò di piazzarlo come pedina di scambio nel mercato interno e internazionale.