E’ emergenza Coronavirus in tutto il mondo. L’amministratore delegato del Monza, Adriano Galliani, è intervenuto in diretta a TeleRadioStereo. Queste le sue parole: “Sono in casa e non esco assolutamente, ma la giornata vola. Leggo i giornali durante la notte, mentre prima lo facevo la mattina; grazie alle nuove tecnologie riesco a fare riunioni e conferenze a distanza. Credo che ci sarà un mondo prima e dopo il Coronavirus, ci si abituerà a vivere con questi mezzi in un modo diverso rispetto a come abbiamo fatto fino a qualche settimana fa. Sono preoccupato come tutti per la salute di ognuno, ci sono ancora centinaia di morti ogni giorno e bisogna pensare a questo. Poi quando la guerra contro questo nemico invisibile sarà finita arriverà il momento di ricostruire il Paese che sta perdendo 100 miliardi al mese di produzione, bisognerà capire se i consumi riprenderanno come prima, cosa che io dubito. Pensiamo al turismo, questa estate non ci saranno stranieri e non avremmo italiani perché tutti i dipendenti ora sono in ferie e chi avrà la possibilità economiche per fare vacanze non potrà farle perché non ha più ferie”.
Di chi sono le colpe? “Faccio fatica a dare colpe agli altri Paesi, anche l’Italia ha perso tempo e doveva partire prima con i decreti. Non mi sento di giudicare nessuno, anche l’Italia se fosse avesse chiuso prima si vedrebbero i risultati. Io vivo in Lombardia e 2/3 dei morti arrivavano da questa regione, bisognava chiudere prima. Guarda caso da quando siamo chiusi i contagi e i morti sono diminuiti. Non essendoci vaccini l’unica soluzione è rimanere a casa rinchiusi e isolati. Questo virus se ne andrà completamente quando ci vorrà un vaccino, ma ci vorrà comunque un anno o due“.
Infine un pensiero su quando si riprenderà a giocare a calcio: “Abbiamo appena appreso che le Olimpiadi sono state spostate all’anno prossimo, bisogna affidarsi alla comunità scientifica e saranno i medici a dirci quando si potrà tornare a giocare. Fare previsioni adesso è inutile. Dipende dall’andamento del virus, certo è che quando usciremo di casa non sarà più come prima, vedo difficile che 80mila persone possano tornare a radunarsi a San Siro… Credo si giocherà per molto a porte chiuse e poi forse uno seggiolino si e uno no. Ma certamente ora bisogna pensare solo alla salute e poi a tutte le altre attività”.