Condotto da Diletta Leotta, “Day Off” racconta una giornata fuori dal campo in compagnia di un calciatore della Serie A TIM. Il format consente allo spettatore di conoscere i giocatori sotto una luce più personale. Tra confidenze e racconti, hobby e passioni, il protagonista ha il divieto assoluto di parlare di calcio: quando trasgredisce, gli toccano le simpatiche ma spinose penitenze del barattolo di “Day Off”.
In questo nuovo episodio di “Day Off”, il protagonista è Alessandro Bastoni. Cresciuto a Piadena, in un piccolo paese di 3000 persone nella provincia di Cremona, Bastoni – come tanti bambini del suo quartiere – ha cominciato a giocare a calcio in Oratorio.
L’Atalanta lo ha scoperto proprio lì, in un campetto mentre capitanava tutte le squadre di calcetto dei suoi coetanei. In questo nuovo ed esclusivo episodio di “Day Off”, Diletta Leotta decide di riportarlo indietro nel tempo e di portarlo in un oratorio vicino a San Siro. Bastoni, racconta tanti aneddoti legati alla sua infanzia, alla sua passione per il basket, per le figurine e per altri giochi che scandiscono i classici pomeriggi da passare in oratorio con gli amici. Dal biliardino al ping pong, Bastoni trasmette tutta la sua passione genuina per il calcio, la sua voglia di emergere e di lottare per la sua amata Inter. Il racconto del suo “Day Off “- il suo giorno libero – è dedicato soprattutto alla sua dimensione di neopapà, che occupa il posto più importante nella sua vita, ma non mancano anche tanti riferimenti al rapporto che ha con il suo di papà, al ruolo della sua famiglia e al sostegno offerto dai suoi allenatori durante la sua carriera calcistica.
L’importanza dell’Oratorio:
“Ho mosso i miei primi passi a livello calcistico in un Oratorio, son sempre stato un bambino molto timido e facevo fatica a interagire con gli altri nelle squadre di calcio, quindi venivo in Oratorio con i miei amici e giocavamo a calcio. Quando ero piccolo, ero sempre il capitano all’Oratorio, giocavo contro i ragazzi più grandi, ma ero il più forte”.
In questo Oratorio viene spesso Luis Suarez, il grande campione dell’Inter degli anni 60’, per visionare i bambini che giocano a calcio e scovare talenti, è successo anche a te quando eri piccolo?
“Al provino dell’Atalanta mi ha portato il papà di una mia compagna d’Oratorio che ha detto a un visionatore, Franco Maffezzoni, di venire a vedermi e lui mi ha portato nell’Atalanta a 7 anni e non me ne sono più andato fino ai 19”.
Sulle sue figure di riferimento
“Gasperini per me è stato fondamentale, a 17 anni mi ha chiamato in prima squadra, in un’Atalanta che puntava già all’Europa. Ha puntato su di me fin da subito, io ho ripagato la sua fiducia e lo ritengo una persona fondamentale per il mio percorso”.
Ad Antonio Conte devo veramente tanto, mi ha consacrato, mi ha trasmesso tanto a livello tecnico e di mentalità. Non è da tutti far giocare un ragazzo nell’Inter, in un Inter che doveva ripartire quindi gli devo tantissimo.
Uno dei miei idoli è Steph Curry, il mio sogno è vederlo giocare. Lui ha cambiato le regole del gioco a livello difensivo nel basket e io vorrei fare lo stesso nel calcio. Non mi piace solo difendere ma mi piace anche attaccare e propormi, andare in fase offensiva”.
Il rapporto con suo padre
“Lui giocava a calcio da ragazzo ma non è riuscito a sfondare quindi tutto quello che ha imparato ha cercato di trasmettermelo per il mio percorso, da piccolo mi portava lui a Bergamo agli allenamenti quindi si è creato un bellissimo rapporto tra di noi. Senza una famiglia forte alle spalle si fa fatica a raggiungere determinati risultati. Ancora oggi dice di esser è più forte di me “se avessi avuto la tua testa con le mie qualità avrei sfondato”, me lo dice sempre, abbiamo un bellissimo rapporto, sia con lui che col resto della famiglia”.
Tatuaggio
“Mi sono tatuato un bambino ai piedi di una scalinata con un pallone da calcio in mano perché rappresenta il mio sogno, quello di tanti bambini che sognano di fare i calciatori. Alla fine della scalinata c’è San Siro ed esserci arrivato è motivo di grande orgoglio per me però sono solo all’inizio della mia scalata, abbiamo fatto un bel campionato con l’Inter abbiamo vinto la Super Coppa, un campionato e l’Europeo con la maglia della Nazionale ma è solo l’inizio del mio percorso che mi regalerà, e regalerà ai miei tifosi, tante gioie”.
La passione per il basket
“Dopo il calcio, il basket è lo sport che apprezzo di più, ho tante amicizie legate al basket, un mio grande amico è Amedeo della Valle che ha giocato nell’Olimpia Milano e ora gioca nel Brescia, quando ho tempo vado sempre a vederlo giocare!”.
Sull’essere diventato papà:
“L’abbiamo chiamata Azzurra per la Nazionale ma ci piacerebbe avere una secondogenita e chiamarla Nera, così abbiamo la combo perfetta Nera Azzurra” (ndr. ride)