“Stringiamoci forte e vogliamoci tanto bene: siamo campioni del Mondo”. Era il 2006 quando un Carerra incontrollabile, dai canali di Sky, festeggiò la vittoria degli azzurri a Berlino contro la Germania. Stasera la cosa non si ripeterà, perchè nella finale della coppa del Mondo ci saranno Argentina e Germania. Per l’Italia, invece, è stato uno dei Mondiali più deludenti delle ultime edizioni, ma tant’è, bisogna rispettare il risultato del campo e, senza troppe parole, i nostri azzurri hanno meritato l’eliminazione. A deludere, però, non è stata soltanto l’Italia, almeno a giudizio del critico del Corriere della Sera, Aldo Grasso, il quale tira in ballo proprio Caressa. A Grasso, sostanzialmente, non è piaciuto il modo di impostare il lavoro da parte del direttore della redazione Sport di Sky: “Cotto e mangiato, non poteva finire altrimenti Fabio Caressa. Era nel suo Dna, per dirla alla Caressa. Dopo la Nazionale azzurra, il grande sconfitto di questo Mondiale brasiliano è proprio lui. Sognava di ripetere i fasti di Germania 2006, quando aveva aperti i rubinetti dell’enfasi e invece torna scornato. Travolto dalle critiche, più o meno come un Felipao Scolari “.
Il critico ne ha da dire anche sull’atteggiamento assunto da Caressa durante le telecronache: “Ha pensato che i suoi commenti, le battute, gli incipit paraletterari fossero più interessanti delle partite stesse. Così ha ridotto Beppe Bergomi al ruolo di malinconica spalla. Così ha cominciato a sciorinare un repertorio di frasi fatte, ma con la prosopopea del cronista di guerra, quel trapassare dal trotto al galoppo del diaframma. Si è impegnato ad accatastare iperboli, logorroico ed estenuante, a compiacersi del suo lussureggiante proliferare sintattico dietro cui, forse, si cela solo l’invidia per la naivetè con cui la moglie Benedetta Parodi affronta i fornelli, il frigorifero e la vita“.
“Le telecronache di Sky – conclude Grasso – avevano fatto fare un salto importante a questa singolare pratica retorica, ma ora capitan Caressa le ha trascinate nel protagonismo, nell’autocompiacimento, nel selfie. Cotto e mangiato, come un soufflè appena scongelato “.