Brescia, inizia la nuova missione di Corini: il tecnico presenta la stagione e… i nuovi arrivati

Il Brescia proverà a raggiungere la salvezza, l'intervista con l'allenatore Eugenio Corini

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Una promozione da un certo punto di vista inaspettata, adesso la convinzione di confermarsi in Serie A. Continua la preparazione del Brescia per la prossima stagione, il tecnico Corini presenta la stagione in un’intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’. Come va con Cellino? «Bene, c’è un ottimo rapporto, parliamo, discutiamo. Meglio un confronto di un certo tipo che il non detto. Mi aveva anche proposto il rinnovo di contratto, ma ho preferito restare in scadenza. So che posso fare ancora qualcosa di meglio. Tutti insieme possiamo».

Il presidente non è mai entrato nelle questioni tecniche?

«Non scherziamo, c’è un grande rispetto dei ruoli».

E senza il d.s. Marroccu avete un rapporto ancora più diretto.

«È una situazione interessante, mi piace. Una fortuna che il Brescia abbia un presidente come lui, perché si è accelerato il progetto di crescita. L’esperienza col Leeds gli ha fatto bene».

Il Chievo è in difficoltà.

«Siamo all’anno zero, mi dispiace. È stata una stagione balorda, appesantita dalla penalizzazione. Vedremo, la B sa regalare qualche sorpresa».

Anno zero anche per un’altra sua ex squadra, il Palermo.

«È stato un grande dolore, la città non se lo meritava. Ma era una situazione che si trascinava da anni, mancavano sicurezza e solidità. Io me ne sono andato perché non condividevo le idee di Zamparini, aveva promesso rinforzi mai arrivati».

Il Brescia giocherà come in Serie B?

«Certo, puntando sul 4-3-1-2. Bisogna imporsi con la mentalità e l’idea di gioco che abbiamo costruito finora. Se volessimo fare un calcio speculativo dovremmo avere un’altra squadra, più esperta. In questa pochi conoscono la A».

L’anno scorso: l’attacco più forte e molti gol subiti.

«Un luogo comune, andate a vedervi i numeri: nel ritorno abbiamo trovato l’equilibrio, la nostra è stata una delle difese meno battute».

I gol nel finale: sarà ancora il vostro marchio di fabbrica?

«L’idea è quella: mai mollare. I ragazzi mi dicevano che spesso nell’ultimo quarto d’ora gli avversari avevano paura che segnassimo, erano condizionati per non dire impauriti. Così abbiamo vinto diverse partite».

Un giudizio sui nuovi?

«Joronen è stato segnalato dal presidente, la trattativa è andata per le lunghe, ma ora ci sono tre portieri di ottimo livello: lui, Alfonso e Andrenacci».

Gerarchie già decise?

«Ci sto lavorando, in Coppa Italia saprete chi è titolare».

Gli altri?

«Ayè ha caratteristiche adatte al nostro gioco e 18 gol nella B francese non sono pochi. Chancellor è reduce dalla Coppa America, è forte fisicamente ma sa anche toccare la palla con i piedi come voglio che facciano i difensori quando impostano».

Torna il derby con l’Atalanta.

«Anche per me non è mai stata una partita come le altre, visto che ho debuttato in B proprio a Bergamo a 17 anni. Era il 3 gennaio 1988: una sconfitta».

Esordio da minorenne: come Tonali.

«Sandro mi ha battuto di poco più di un mese».

Meglio lui o Corini come regista?

«Atleticamente è più forte di me, ha personalità, ha saputo reggere l’impatto con la prima squadra e si è meritato la A. Ricorda De Rossi, uomo squadra che sa difendere».

Dopo la promozione, da bresciano ha detto: “Abbiamo risvegliato l’orgoglio della città”.

«Vero. Ora dobbiamo consolidare la categoria».

I cugini di Bergamo sono in Champions.

«Il paragone non regge, dobbiamo fare un passo alla volta proprio come l’Atalanta in questi anni. La nostra Champions è la salvezza».