Mauro Tassotti, ex difensore del Milan (ora vice di Shevchenko sulla panchina dell’Ucraina) ha rilasciato un’intervista a “La Gazzetta dello Sport“. Nel dettaglio Tassotti ha parlato delle possibilità del Milan di qualificarsi in Champions: “c’è speranza. Non so, ho una sensazione, se domenica vincessero sia l’Inter che l’Atalanta sarebbe un epilogo quasi banale. Qualcosa può ancora accadere, sebbene il Milan non sia favorito. l’unico modo è isolarsi, pensare a fare il proprio dovere. Ciò che fanno gli altri non si può controllare”.
Sul lavoro di Gattuso, Tassotti non ha dubbi: “Credo che Rino abbia fatto ciò che doveva, in questi mesi tutt’altro che facili. La stagione non è brutta, comunque vada. Semmai, il rammarico è quello di aver buttato via troppi punti quando la squadra era davanti alle rivali. Guardando alle altre pretendenti alla qualificazione Champions, molte delle big hanno avuto problemi. Inter, Roma, anche la Lazio, che s’è riscattata in Coppa Italia. L’Atalanta è andata oltre le attese e merita un discorso a parte”.
Su Leonardo e Maldini, invece, Tassotti ha aggiunto: “Dico solo che la loro presenza ha significato moltissimo per i tifosi. San Siro riempito da 50mila, a volte 60mila cuori rossoneri non è un caso, lo si deve anche a dirigenti che hanno dato tanto a questo club. Credo che Paolo abbia usato quest’anno per studiare, imparare. Ora sarebbe pronto a un salto di qualità nel ruolo, fa parte del percorso che ha intrapreso in questa nuova veste”.
Sul mercato e gli incedibili del Milan, Tassotti ha fatto alcuni nomi: “Capisco le ragioni di bilancio, ma i tuoi uomini migliori devi tenerli, anche se sono i più appetibili per eventuali acquirenti. Se li perdi, poi fai doppia fatica per risalire. Suso, ma forse ancor di più Donnarumma e Romagnoli. In qualunque modo finisca questa stagione, nella prossima bisogna ripartire da loro”.
Un ricordo anche della finale del 1989: “Mi rivedo sul pullman, che passa in mezzo ai tifosi. Guardo silenziosamente Maldini, che era il mio compagno di stanza e l’amico con cui avevo più confidenza. Una marea rossonera così imponente faceva impressione a tutti, anche a noi due. Il 4-0 alla Steaua ha cambiato la mentalità del calcio italiano. Prima c’era la cultura del salvarsi la pelle in trasferta e aggredire in casa. Non è un caso che anche Samp e Napoli, in quegli anni, abbiano migliorato il loro rendimento europeo”.