Paolo Pulici, il provino con l’Inter e le sigarette. Dalle canzoni fino a quella profezia sbagliata della madre

Si rinnova il classico appuntamento con la nostra rubrica "L'uomo del giorno". Protagonista di oggi è Paolo Pulici, ex attaccante del Torino
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Paolo Pulici è nato a Roncello, in provincia di Milano, il 27 Aprile 1950. Il Torino lo prelevò dal Legnano nell’estate del ’67, per 30 milioni di lire, ma Edmondo Fabbri, allora allenatore, dichiarò:“Sono soldi in banca, vedrete quanti ne potremo portare a casa quando sarà cresciuto!”. Venne lanciato nell’undici titolare dallo stesso Fabbri ed in granata, in quattordici stagioni d’attività giocò 433 partite realizzando la bellezza di 171 gol che ne fanno il bomber più prolifico dell’intera storia granata. Vinse per ben tre volte la classifica dei capocannonieri: nel 1973 alla pari con Savoldi e Rivera, nel 1975 e 1976. Con il Toro si aggiudicò anche la Coppa Italia del ’71 e il campionato del 1975-‘76. Uomo dei gol impossibili, diventò beniamino della curva Maratona e venne soprannominato “Puliciclone”. Nel 1982 lasciò il Torino per accasarsi all’Udinese, le successive due stagioni le giocò indossando la maglia della Fiorentina. Attualmente vive a Trezzo d’Adda e si occupa della scuola calcio del Tritium, che porta il suo nome.

Pulici ha formato la coppia dei “Gemelli del gol” con Ciccio Graziani. Uomo d’area, abile colpitore di testa, faceva dell’acrobazia il suo tratto distintivo. Era inoltre infallibile dal dischetto. Nel campionato di Serie A 1975/1976 segnò il secondo gol in Torino-Napoli 3-1 anticipando Bruscolotti ma colpendo la palla con il pugno. L’arbitro Serafino di Locri non se ne accorse e lo convalidò tra le proteste dei napoletani. La band ska Statuto di Torino gli ha dedicato, nel cd Sempre, la canzone “Facci un gol”, nel video della quale compare lo stesso Pulici, che inoltre ha partecipato ad alcune esibizioni dal vivo del medesimo brano da parte della band torinese. Flavio Oreglio, il noto “comico catartico”, per quanto non tifoso del Torino ma dell’Inter, ha dedicato a Paolo Pulici una canzone, dal titolo Ciclone, facendone il brano di punta del suo album “…E ci chiamano poeti”. Sergio Berardo, il leader della band folk-rock dei Lou Dalfin, suona spesso con una ghironda autografata da Paolo Pulici.

Qualche aneddoto lo ha raccontato lo stesso Pulici tempo fa. Ad esempio il provino con l’Inter e le grandi prestazioni sui 100 metri: “A 15 anni correvo i 100 in 10″5 con le scarpe da calcio. E a 15 anni faccio i primi allenamenti veri. Ero cresciuto allo stato brado, senza che nessuno mi dicesse cosa fare o non fare. E arriva il giorno del provino con l’Inter, sul campo di Rogoredo, con altri ragazzi della regione. A guardare ci sono Helenio Herrera e Invernizzi. Li sento parlare a fine partita. ‘L’11 è troppo veloce per giocare a calcio, meglio che si dia all’atletica‘. L’11 ero io, e ci rimasi male. Poi arrivò la chiamata del Torino. Mia madre aveva dei dubbi: ‘è troppo lontano da casa, farai la vita del barbone‘. Invece ci sono rimasto 17 anni, bellissimi e lunghissimi”.

Un altro aneddoto riguarda il vizio del fumo: “Maso, un capotifoso, s’era appena accesa una Nazionale senza filtro, entrando in campo gliel’ho presa, ho fatto tre tiri e gliel’ho restituita. E’ finita 3-0, tre gol miei. Brutto vizio, poi ho smesso. Avevo cominciato a 14 anni, quando lavoravo in una trafileria di rame. Tutti bevevano latte, per togliersi dalla bocca i vapori del verderame, ma io ero quasi allergico al latte, tant’è che mia madre mi ha tirato su a patate, così ho cominciato a fumare. Poi sono passato in un mollificio di Roncello, Cima si chiamava. Ci tengo a citarlo perché il padrone, Gigi, era una brava persona. Quando il Torino mi ha preso dal Legnano, gli ho chiesto di tenermi il posto per un anno. Se andava male, tornavo in fabbrica”. E invece è andata piuttosto bene.