La classica tendenza italiana di esonerare l’allenatore quando le cose vanno male ha iniziato a prendere piede anche in paesi europei dove l’attitudine a esonerare non è mai stata tra le tradizioni più abituali. Eclatanti i recenti casi in Inghilterra di Roberto Di Matteo al Chelsea e Moyes al Manchester United. Il primo fu cacciato da un indignato Abramovich dopo una sconfitta in Champions League contro la Juve, nonostante fosse terzo in campionato. Al suo posto Rafa Benitez che si tolse la soddisfazione di vincere l’Europa League al termine della stagione. L’altro mandato via al termine di una stagione, sì deludente dal punto di vista dei risultati, ma che vedeva lo scozzese solamente all’inizio di un progetto a lungo termine dopo il ritiro della leggenda Sir Alex Ferguson. In quel caso, Moyes aveva firmato un contratto di sei anni con i Red Devils.
Il modello tedesco sembrerebbe quello più appropriato per gli allenatori che abbiano voglia realizzare un progetto a lungo termine. Il recente caso del Borussia Dortmund darebbe da pensare a tanti di quei presidenti-mangia allenatori che dopo una serie di sconfitte decidono di esonerare l’allenatore perché sembrerebbe la cosa più semplice da fare. I gialloneri di Jurgen Klopp sono stati relegati nelle ultime posizioni per buona parte della stagione. Tuttavia, la dirigenza non ha dimenticato quanto di buono è stato fatto negli anni lasciando che il tecnico tedesco gestisse la situazione nel modo più tranquillo. Quanti di voi ricorderanno nel febbraio del 2014, quando nonostante l’ultimo posto in classifica e una retrocessione alle porte la dirigenza dell’ Eintracht Braunschweig estese il contratto con il proprio allenatore Lieberknecht fino al 2017? Giusto per la cronaca, la società tedesca retrocesse al termine della stagione e adesso milita nella parte alta della classifica nella seconda divisione. Lieberknecht è ancora al suo posto.
Il ruolo dell’allenatore
Non v’è dubbio che il ruolo dell’allenatore è di cruciale importanza all’interno di un club poiché detiene numerosi poteri dal punto di vista sportivo, tecnico e strategico per la performance della squadra. L’allenatore ha il compito di motivare e preparare i calciatori, e di selezionare la formazione e la tattica migliore per ogni gara. Proprio dovuto al fatto che l’allenatore ha una risonanza così importante dal punto di vista tecnico, è spesso ritenuto l’unico protagonista quando la squadra viene sconfitta o subisce una serie di risultati negativi.
Il potenziale impatto dell’allenatore nuovo. Cosa ci si deve aspettare cambiando tecnico?
Dal punto di vista prettamente psicologico, il nuovo allenatore può avere diversi effetti sulla performance della squadra. Il suo compito è di rimotivare i suoi atleti perché potrebbe non tenere conto delle scelte precedenti quindi è come se ogni calciatore ripartisse da zero e debba dimostrare di essere all’altezza per meritarsi il posto in campo. Questo provoca una reazione nel breve periodo, ma alla lunga avrà lo stesso effetto?
Dati statistici
Uno studio del 2004 ha comparato la resa delle squadre in cui gli allenatori furono costretti a doversi dimettere per i cattivi risultati con la resa di quelle squadre che invece non cambiarono gestione tecnica nonostante i risultati insoddisfacenti. Secondo questo studio olandese il cambio di allenatore non giovò ai risultati e alla performance dei team che avevano esonerato il loro tecnico.
Cambio allenatore in Serie A tra il 1997-98 e 2008-09
Per confrontare i dati con ciò che è avvenuto nel campionato di calcio olandese, i ricercatori De Paola e Scoppa dell’Università della Calabria hanno voluto testare se il cambio tecnico avesse portato dei vantaggi alle squadra in termini di prestazioni e risultati. L’analisi prese in esame i campionati tra il 1997-98 e il 2008-09 concentrandosi puramente sul cambio di allenatori nella massima divisione italiana. L’indagine condotta dai due professori italiani ha suggerito che una media del 37% delle società italiane ha cambiato allenatori almeno una volta durante la stagione. I cambi di panchina vanno, in media, dai quattro ai nove ogni campionato. Sembrerebbe che i neo-entrati riescano a portare a casa una media punti più alta rispetto ai vecchi allenatori oltre che determinare un leggero cambiamento in positivo anche in termini di gol fatti e subiti, sempre in favore dei subentranti. Tuttavia, molte sono le variabili da tenere in considerazione. Infatti, è possibile che gli allenatori esonerati abbiano incontrato le squadre più forti ad inizio stagione mentre il nuovo allenatore debba fronteggiare i team più deboli. Nonostante i primi dati possano dar da pensare che il cambio d’allenatore sia sempre assimilabile a un trend positivo in termini di performance, l’analisi finale dello studio indica come il cambio tecnico non sia statisticamente associabile ad un effetto sulla performance. Dal punto di vista strettamente economico-scientifico, una dirigenza che sostituisce l’allenatore non necessariamente deve aspettarsi dei cambiamenti a livello tecnico. Tuttavia, spesso il cambio alla guida tecnica rappresenta un buono strumento per contrastare le forti pressioni dei media, delle parti in causa all’interno della società o per placare l’ira dei tifosi.
Riassumendo, nonostante l’avvicendamento tecnico sia un fattore che può generare una catena di eventi positivi per la squadra, questo non sembra essere il caso della performance considerata in senso stretto.