Ciao Reggina, lacrime di passione e cuore amaranto sanguinante. Ma destinato a battere in eterno…

Da quel gol di Martino all’Olimpico ai colori del Granillo, fino all’ultimo canto di un cigno che ha regalato melodie eterne. Ciao Reggina, occhi lacrimanti e cuore che non smetterà mai di battere...
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Monza, Grosseto, Reggina, Venezia,  Barletta, Varese, Castiglione e Real Vicenza. Un elenco letto e riletto più volte, con la convinzione che all’ennesimo refresh qualcosa cambi, con la speranza che si tratti solo di un errore; di quelli da far arrivare il cuore fino alla gola sì, ma poi spavento passato tutto torna come prima.

E invece no, stavolta non è così. Non sarà così. Fallimento è una parola che non lascia spazio a speranze e sogni, attraversa tutta Italia da Nord a Sud: dalla ricca e fascinosa Venezia, allegra e mascherata come il suo Carnevale, passando per Monza e Varese, città che rappresentano il cuore pulsante dell’economia italiana, fino ad arrivare a Vicenza.

E poi, più a Sud ancora, fino a scendere in Calabria. Già, la piccola Reggina. Nulla a che vedere con Venezia come città, ma nel calcio Reggio Calabria significa molto di più. In riva allo Stretto ha battuto il cuore di un pallone molto più grande rispetto a quello della Laguna. E che oggi si ritrova triste e sanguinante in un angolo, con le mani ad asciugare quelle lacrime divenute ormai un fiume in piena che no, nessun argine potrà mai arginare.

Le stesse che quel giorno al Delle Alpi esplosero di felicità, quando Tonino Martino trasformò il sogno in realtà: Serie A. Un urlo durato nove anni, quelli del riscatto sociale di una regione, un popolo, una città che portava l’amaranto come fiore all’occhiello. Bella e passionale, da lasciare senza fiato. Bellezza effimera a rapire occhi e scaldare cuori. Reggina.

“Non sarai mai sola”, recitava uno striscione al Granillo solo qualche tempo fa’, quando lo spareggio per evitare la D con il Messina si sarebbe trasformato nell’ultimo canto di un cigno che ha fatto godere e regalato gioie inspiegabili, a chi, anche solo una volta, ha avuto la fortuna di essere rapito dai colori che riempivano il Granillo.

Eppure, qualcosa non andava già da tempo: ma il giocattolo era così bello che nessuno ha mai avuto il coraggio di segnalare che si stesse per rompere. La crisi economica, la Serie B, gli errori di gestione e quella Lega Pro che da purgatorio si è trasformato in inferno. A tinte amaranto. Come quel cuore sanguinante di passione che oggi piange disperato. Ma che nessuno mai potrà mai far smettere di battere, che continuerà a pulsare nel corpo di ogni persona che gli è stata a fianco. Perché cara Reggina, stanne certa, non resterai mai sola. Mai.