Accadde oggi, 25 novembre 2005: muore George Best, la storia del “quinto Beatle” e gol indimenticabili [VIDEO]

Si rinnova il classico appuntamento con la nostra rubrica "Accadde oggi". Torniamo indietro al 25 novembre 2005 quando ci lasciava George Best

CalcioWeb

Se per qualche motivo vi trovate a Belfast non potete non visitare l’aeroporto George Best. E sì, perché l’ex calciatore nordirlandese è uno dei due giocatori al quale è dedicato un aerodromo (l’altro è Cristiano Ronaldo). Irriverente e contemporaneo, irresistibile, questo era George Best. E’ lui il protagonista della nostra rubrica “Accadde oggi”. Era, infatti il 25 novembre del 2005 quando il fenomeno nord-irlandese ci lasciava. Ha vissuto la parabola dei più grandi: vertiginosa e con il destino segnato; è stato ricco, famoso e pieno di donne. C’è chi ha detto che un giocatore così non si vedrà più. Ed in parte è vero. Un ragazzino gracile e ribelle. Una rockstar del calcio. Mandò tutto all’aria per i vizi che riducono l’uomo in cenere: Bacco, tabacco e Venere. L’alcol, il fumo (in parte minore) e le donne furono la rovina della sua vita. Alcune delle sue celebri frasi recitano: “Ho speso gran parte dei miei soldi per donne, alcol e automobili. Il resto l’ho sperperato” o “Nel 1969 ho dato un taglio a donne e alcool. Sono stati i venti minuti peggiori della mia vita”. Basterebbe forse questo per presentare questo calciatore, uno che aveva talento da buttare e l’ha buttato. Ma non è abbastanza.

Ribattezzato “Il quinto Beatle“, Best può essere considerato il primo calciatore pop, un’icona per la sua generazione. Talento meraviglioso non sempre messo in mostra ma che, nonostante gli eccessi, gli ha permesso di vincere la Coppa dei Campioni e il Pallone d’Oro nel 1968. George Best nasce il 22 maggio del 1946 a Belfast, Irlanda del Nord. La leggenda vuole che abbia da poco compiuto un anno e già ami palleggiare. A 11 anni chiede ai genitori di poter lasciare la prestigiosa Grosvenor High School, che avrebbe potuto garantirgli un futuro tranquillo ma che pratica come sport principale il rugby. Attira l’attenzione di Bob Bishop, capo degli osservatori del Manchester United, che lo segnalò immediatamente a Matt Busby, manager dei Red Devils che stava ricostruendo la squadra dopo la tragedia del 1958. Si narra che Bishop disse a Busby: “Ho trovato un genio”.

Quel ragazzino ha tutto: velocità, dribbling repentino e inarrestabile e un tiro fulminante. Bob Bishop organizza un provino a Manchester per Georgie e per un altro giovane talento, Eric McMordie. I due lasciano la città dopo sole 24 ore. Avevano già nostalgia di Belfast si dice. Ma gli osservatori avevano visto in George qualcosa di speciale, di raro. E lo cercano, lo convincono a tornare in Inghilterra. Mai scelta fu più azzeccata. Nella sua avventura con il Manchester United, Best segnò 181 reti in 473 partite. Quel 7 sulla schiena diventerà un simbolo. Lo indosseranno, tra gli altri, Beckham, Cantona, Cristiano Ronaldo, non gente qualunque. Una delle vittorie simbolo del Manchester United fu il 5-1 al Benfica di Eusebio, una squadra capace di centrare 4 finali nelle 5 precedenti edizioni della Coppa dei Campioni. Una doppietta da urlo nel primo quarto d’ora, prima con un colpo di testa da vero centravanti e poi con un’accelerazione che ha lasciato interdetti i difensori. Nel 1968 in finale contro il Benfica la “United Trinity” è semplicemente inarrestabile. Il tridente composto da Best, Charlton e Law fa quello che vuole. E’ trionfo del Manchester United. Best è all’apice. Ha numerose amanti, fa le ore piccole e beve: ma la presenza di Busby riesce a tenerlo ancora a freno. Ha soli 22 anni Best. Ha davanti a sé una carriera splendida, ma il meglio, purtroppo, è già alle spalle. Nel 1969 Matt Busby si ritira per fare il dirigente e lui perde il punto di riferimento. E perde la testa. A 28 anni si ritroverà senza squadra. Qualche esperienza fugace in America, E’ tutto andato. Nonostante la morte della madre per alcolismo, George non si stacca dalla bottiglia.

Una vita al limite delle possibilità che nel 2005 gli presentò il conto. Best morì infatti di cirrosi epatica. Le sue ultime parole si dice siano state: “Se anche uno di quelli che mi hanno visto giocare mi riterrà il più grande di sempre, allora non avrò vissuto invano. Non morite come me”. Per Sir Alex Ferguson è stato così, George Best è stato il più forte di tutti i tempi. Con tutto il rispetto, l’affermazione di Ferguson sembra davvero esagerata, ma sicuramente il “Quinto Beatle”, genio e sregolatezza è stato uno dei più grandi di sempre. Di lui rimane il ricordo, le sue frasi storiche e quel coro che si ripete nell’Irlanda del Nord e all’Old Trafford come un mantra: “Because Maradona good, Pelè better, but George… Best“. (Perché Maradona è bravo, Pelè è meglio, ma George… è il migliore). In basso il VIDEO dei suoi 6 gol al Northampton in Fa Cup, con una splendida sesta marcatura e una delle sue ultime immagini, in un letto d’ospedale sfinito dall’alcol.