Pirlo e il calcio italiano: talenti vecchi, nuovi e un grande rimpianto

In una lunga intervista Andrea Pirlo parla delle nuove leve del calcio italiano, torna su Balotelli e sulla finale di Champions del 2015: "grande rimpianto"
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Un focus disincantato e veritiero del calcio italiano ce lo fornisce Andrea Pirlo, con tante belle speranze per il futuro. Intervistato dal ‘Corriere dello Sport’ il Maestro del centrocampo, ex Inter, Milan e Juventus, ha parlato dei talenti che in questo momento sono (e saranno) al servizio di Giampiero Ventura e del ruolo di ‘regista’ che va perdendosi.

“Ci sono tanti giocatori bravi, ma non sono registi come lo sono io. Mi piace Gagliardini dell’Inter, ma ha un ruolo differente dal mio, mi piace molto Verratti ma non gioca come me. Il regista è ormai raro, e per me è un peccato. Però mi piacciono Berardi, Donnarumma, Rugani, Di Francesco, Chiesa, Bernardeschi. E poi mi piace molto Belotti. È una generazione di qualità”, spiega Pirlo.

“Balotelli? Gli è stata data troppa importanza quando era giovane. Tutti aspettavano la sua consacrazione ma non ha mai potuto tirar fuori quello che forse ha ancora dentro. Troppa pressione ma anche troppe aspettative. In Italia è così, quando uno è bravino lo vogliono fare diventare un fenomeno per forza. Si aspettano forse tutti il nuovo Pallone d’Oro. Invece il calcio è duro, devi lavorare tutti i giorni, devi confermarti in tutte le partite”, continua Pirlo parlando del suo ex compagno.

“Le punizioni? Ho iniziato in casa con una pallina di spugna. Tiravo sopra il divano e cercavo di metterla nell’angolo della finestra. Poi ho cambiato il tipo di tiro quando ho visto Juninho del Lione che calciava in un modo strano“, svela il centrocampista dei New York City. “Mi sono detto: come fa questo a tirare così? L’ho guardato ripetutamente e mi sono messo lì da solo, al campo a Milanello, e ho iniziato piano piano a tirare, a provare e ho trovato una mia punizione”.

Infine la finale di Champions League del 2015 persa contro il Barcellona: “Quello è il mio rimpianto più grosso. Per il resto ho realizzato tutti i miei sogni. Comunque la Juve è attrezzata per vincerla quest’anno. È all’altezza delle altre, se non di più. E’ più compatta tatticamente e può arrivare sicuramente in fondo. Io allenatore? Adesso come adesso no. Poi magari stai fermo tre o quattro mesi, vedi che tutti i tuoi compagni, amici, sono tutti diventati allenatori anche quando dicevano che non lo avrebbero mai fatto, e ci pensi davvero”.