Genoa, la missione di Andreazzoli: così ha già conquistato i tifosi rossoblu

Il Genoa ha deciso di affidarsi ad Andreazzoli per la prossima stagione, le intenzioni del tecnico

CalcioWeb

Vietato fallire. Si avvicina la nuova stagione in casa Genoa, il club rossoblu è chiamato a riscattare l’ultima deludente stagione, il presidente Preziosi ha deciso di affidare la panchina ad Andrezzoli, il tecnico è reduce da un campionato positivo nonostante la retrocessione con l’Empoli, le sue squadre giocano infatti un ottimo calcio. Intervistato da ‘La Gazzetta dello Sport’ l’allenatore ha dato indicazioni. “Non vi ho parlato di risultati o obiettivi. Ciò che voglio ora è ricompattare l’ambiente, trasformare il famoso dodicesimo uomo genoano da simbolo, pur bellissimo, in qualcosa di pratico. Se avremo trentacinquemila genoani che ci sosterranno, nessuno sa cosa potrebbe succedere”.

Come spiega l’empatia a prima vista fra lei e la piazza?

«Mi rendo conto di avere avuto sinora molto più di quello che credo di meritare per quanto fatto da quando sono qui. Sono stato semplicemente me stesso. Credo di essere molto rigido, su certi aspetti non transigo, altrimenti non riesco a lavorare. Alla fine tutte le cose positive e negative che possiamo fare si riversano nel cuore di villa Rostan dove ci sono gli spogliatoi. Tutto va a finire lì. Io non mi posso permettere di sbagliare niente, idem chi lavora con noi. Nel rapporto con le persone non mi devo sforzare, cerco di essere me stesso».

Lei a Roma aveva aperto le porte di Trigoria alle famiglie dei giocatori, creando le giornate dei bambini. Ora vuole accogliere il pubblico al Pio e riempire il Ferraris.

«Questo è l’obiettivo principale. Il riscontro è sulla gente, che vuole venire allo stadio per avere soddisfazioni e gioire. Se tu la coinvolgi e fai capire che andare tutti nella stessa direzione porta vantaggio, ti possono aiutare pure a correggere qualche errore».

L’Empoli insegna.

«Io dico che abbiamo ottenuto il nostro scudetto della serie A, perché siamo retrocessi, ma la notte del 26 maggio mentre piangevamo sul prato di San Siro, c’erano i nostri 1.200 tifosi e tutto il pubblico interista che ci applaudiva. Tutto quello che fai va a finire dentro lo spogliatoio. Perché non voglio fare interviste durante l’anno, non ne ho mai fatte e non ne farò? Inutile chiedere ai giocatori di essere concentrati, di non dare spazio alle cose superficiali o all’io, e poi se andiamo bene finisco in prima pagina sulla Gazzetta. Non va bene. Ho trovato anche l’a.d. Zarbano con le idee chiarissime: la sintonia con la società è totale. Dal presidente ho avuto un mandato ampio di gestione. Ma serve condivisione: se mi metto a dare ordini, la squadra esegue perché ho l’autorità per farlo, ma non va bene. Questo è un mestiere difficile, come un padre con i figli: educarli è faticoso non per le regole, che sono chiare, ma perché devi ripeterle. In tutte le comunità funziona così: chi non ci sta, si leva: io non riesco a lavorare. La chiamata del Genoa è stata quasi un corteggiamento, quindi gratificante. Non puoi però prescindere dagli aspetti interpersonali. Penso a Bagnoli, ti innamoravi di subito lui, e idem per Ancelotti. Io sono responsabile di oltre 25 persone e delle loro famiglie, tutte le sere mi porto a casa questo peso».

Il suo Colosseo era Totti, a Genova la sua Lanterna è…

«La gradinata Nord. Le racconto un episodio: nel settembre 2016 venni a Genova per seguire la Viola, prossima avversaria della Roma, con il Genoa, gara poi sospesa per pioggia. Fatto raro, mi accompagnò mia moglie: lei rimase affascinata dalla Nord e scattò una decina di foto alla gradinata».

La sua passione per la bici è nota. Se il Genoa fosse un ciclista sarebbe..

«Un passista veloce. Arriva dappertutto e non si arrende. Io tifavo per Gimondi, mi piaceva e mi piace ancora oggi la persona. Esprime serietà ed applicazione. Noi dovremo curare i dettagli, allenando anche l’imponderabile».

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