Felice Virgilio Levratto, lo “sfondareti”: la palla fatta di frattaglie e gli avversari decimati dai suoi tiri

Si rinnova il classico appuntamento con la nostra rubrica "L'uomo del giorno". Protagonista di oggi è Felice Virgilio Levratto, ex attaccante italiano

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Felice Virgilio Levratto sin da bambino si appassionò al calcio. Nato in provincia di Savona nel lontano 1904, si allenava con una palla durissima creata con le frattaglie dal macellaio da cui lavorava. Levratto approdò quattordicenne al Vado Ligure nel 1918. Nel 1922 riesce a vincere una Coppa Italia con il Vado, l’unico trofeo della sua carriera. Levratto è considerato il più grande calciatore italiano a non essere mai riuscito a vincere lo Scudetto. Particolare il racconto della finale di Coppa Italia tra Vado e Udinese. La gara giunse ai supplementari e lì balza agli onori della cronaca il nome dell’allora diciassettenne Felice Levratto. E’ lui, infatti, a segnare il goal decisivo con un tiro fulminante che pare abbia sfondato letteralmente la rete. Si racconta che ci riuscì altre sei volte nel corso della sua grande carriera.

Un altro episodio leggendario su Levratto è quello che lo vede protagonista in Nazionale, appena diciannovenne, convocato da Vittorio Pozzo. Alle Olimpiadi di Parigi diventò protagonista contro il Lussemburgo.Un suo potentissimo tiro colpì il portiere Bausch al mento, facendolo crollare a terra sanguinante, i denti gli avevano staccato un pezzo di lingua. Il portiere fu medicato e rientrò in partita in quanto non esistevano ancora le sostituzioni, ma pochi minuti dopo la palla capitò ancora a Levratto che, mentre stava tirando vide il portiere accucciarsi e coprirsi il volto con le mani e tirò volontariamente fuori. L’Italia era avanti 2-0. In altre occasioni si racconta che spedì due avversari in porta con la potenza del suo tiro.

Nel 1925, dopo una buona stagione al Verona, potendo scegliere tra Juventus e Genoa andò in Liguria perché c’era il mare, sua grande passione. Levratto rimase con i Grifoni per sette stagioni totalizzando 188 presenze e 84 gol. Nel 1932 andò all’Inter, dove per due anni fece coppia con Meazza, e successivamente passò alla Lazio dove giocò con Piola. Come allenatore non ebbe gran fortuna. Nel 1959 il celebre Quartetto Cetra lo rende definitivamente immortale citando Levratto nella canzone ‘Che centrattacco!!!’ paragonando Spartaco, il protagonista del brano, a Levratto in quel ritornello destinato a rimanere impresso per sempre nella memoria collettiva: “Oh oh oh oh che centrattacco! Oh oh oh oh tu sei un cerbiatto! Sei meglio di Levratto, ogni tiro va nel sacco”. Morì nel 1968. Si dice che ebbe alcuni giorni di delirio in cui incitava i compagni ad attaccare.