Birindelli e la Juve: “Le accuse di doping e Calciopoli, difficili da accettare. In Africa ho capito tanto”

Alessandro Birindelli, ex terzino della Juventus, ha ripercorso la sua carriera: dai momenti più belli a quelli più drammatici
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Alessandro Birindelli ha avuto un’ottima carriera in Serie A. E’ stato il terzino della Juve di Lippi che ha sfiorato la Champions, ma ha anche vissuto i momenti più drammatici della storia bianconera. Birindelli ha ripercorso alcune tappe della sua vita calcistica ai microfoni de ‘Il Posticipo’: “Mi è sempre piaciuto giocare a calcio: è una passione che mi porto dentro. Se non fossi riuscito a farne un mestiere, avrei fatto la vita militare. Io tifavo Juventus e fino alla stagione precedente avevo visto i miei nuovi compagni soltanto in televisione. Potermi allenare con loro non mi sembrava neanche vero, mi sembrava tutto un po’ strano. Essere alla Juve è stato emozionante ogni giorno”.

Tanti momenti belli, altri meno. Birindelli ne ricorda alcuni: “Abbiamo provato rabbia alla Juve tante volte. Abbiamo vissuto così i due anni e mezzo delle accuse di doping: quelli dei processi, degli interrogatori e dei blitz al campo per farci fare le analisi del sangue a gruppi. Anni dopo è arrivata la retrocessione con Calciopoli. Abbiamo vissuto periodi brutti, ma fa parte della vita. In alcuni momenti bisogna trovare la forza per reagire e trovare le motivazioni giuste per andare avanti. Tutte le polemiche sul ’97-’98 e quelle successive ci hanno dato fastidio perché noi sappiamo il lavoro che abbiamo fatto, i nostri sacrifici e come sono arrivati i successi in campo. Noi sentiamo nostre anche le vittorie che non ci hanno assegnato e andiamo avanti. La finale di Manchester è stata la sconfitta più dura da digerire: ancora oggi me la sogno e la rivivo quando mi metto a pensare a quello che ho fatto nella mia carriera. Mi è andata storta per come è arrivata e alla luce del percorso importante che avevamo fatto in quella Champions. Avevamo fatto grandi prestazioni ai quarti e in semifinale. Perdere la finale ai rigori è stato difficile da accettare personalmente”.

Ancora su Calciopoli e la retrocessione in Serie B: “È stato difficile dover accettare una situazione che non era dovuta a quello che avevamo fatto in campo. Allo stesso tempo però bisognava avere la forza e la motivazione per disputare un campionato difficilissimo come quella Serie B in cui c’erano Napoli e Genoa che ambivano alla promozione. La Juve poi aveva una penalizzazione importante: non era scontato riuscire a vincere e arrivare direttamente in Serie A. Tanti dicono che sono andati via… Qualcuno lo ha fatto davvero, altri sono partiti perché la società doveva alleggerirsi in un certo senso e lasciarsi alle spalle contratti pesanti per affrontare un percorso nuovo: tante cessioni sono state fatte per una questione di bilancio”.

Il 2005 l’anno più sfortunato a livello personale: Mi sono rotto il crociato e il menisco collaterale. Con Capello avevo poco spazio perché lui aveva altre idee di calcio. All’epoca ero in Nazionale con Lippi e persi il Mondiale perché non riuscii a recuperare in tempo per andare in Germania. Sono stati mesi difficili per me”.

Oggi Birindelli è un allenatore: “Dopo aver smesso di giocare, ho avuto la possibilità di andare con Dario Bonetti all’estero, prima in Africa nello Zambia e poi in Romania: l’ho fatto per capire se potevo fare questo mestiere, se mi appassionava e se ne ero capace. Dopo mi sono messo al lavoro per prendere i patentini: ho cominciato il percorso a Coverciano, ho conseguito i diplomi da allenatore e da direttore sportivo. Avevo bisogno di capire come viene svolto il lavoro dall’altra parte, dietro la scrivania e in campo. Lo Zambia ha vinto la Coppa d’Africa nel 2012: noi avevamo il contratto in scadenza e siamo stati mandati via un mese prima dell’inizio della competizione che hanno vinto. Abbiamo fatto il lavoro nei due anni precedenti: dallo scouting alla preparazione in vista del torneo. In Africa non c’è niente: lì devi inventarti per forza qualcosa. Partivamo con la Jeep senza navigatore e con un foglio di carta scritto in un inglese approssimativo: avevamo cartine fatte a penna. Pensa che genere di campi abbiamo trovato. Però è stata una bella esperienza: mi ha fatto capire il valore di quello che ho e di quello che ho avuto. In Africa ho capito la fortuna che noi abbiamo ogni giorno“.

Infine Birindelli parla di un eventuale ritorno alla Juve: “Tante cose mi piacerebbero… Deve capitare l’occasione giusta e ci deve essere la volontà da entrambe le parti per cominciare qualcosa insieme. Lavoro per questo e continuo ad aggiornarmi per andare in una società forte, solida e ambiziosa: la Juventus sarebbe il top”.

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