Moggi: “Facile attaccare la Juve dopo la morte di Agnelli. Ce l’avevano con noi perché vincevamo troppo”

L'ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi, torna a parlare di Calciopoli e della sua posizione a distanza di anni

CalcioWeb

Nel corso del programma “Snaps – Oltre lo Sport”, l’ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi è tornato a parlare di Calciopoli: “Io radiato a vita? Ormai non mi fa più effetto – si legge su arenacalcio.it – E poi l’hanno capito tutti della farsa messa in atto con questo processo. E se viene con me in tutte le città d’Italia, compreso a Milano vedrà tante persone che vogliono farsi le foto con me o vogliono miei autografi. È stato detto che il mio potere nel calcio condizionava i campionati, ma la sentenza ha stabilito che non era il ‘sistema Moggi’ a condizionare il campionato, ma era il calcio di quel tempo in generale”.

“Il processo è stato condizionato dal sentimento popolare dell’epoca, sentimento che piano piano si è smontato. La grazia io non la voglio. Adesso c’è la Corte europea che stabilirà cosa fare ma se mi daranno la grazia, io ci rinuncio. La grazia deve averla chi ha fatto qualcosa, io non ho fatto niente. Ce l’avevano con la Juventus perché vinceva troppo. L’ha detto il presidente del Coni di allora, Gianni Petrucci, nel momento in cui ha dichiarato che una squadra che vince troppo è dannosa per il proprio sport. Senza contare poi che la morte dell’avvocato Agnelli ci aveva resi orfani e deboli: era facile attaccare la Juventus e poterla distruggere inventando le cose”.

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