2! 4! 6! No, non è la tabellina del 2 e non stiamo giocando a tombola, anche perché ancora è presto. Sono i numeri dei falli di mano (o braccio) in area che si susseguono ad ogni giornata di Serie A. Se contassimo quelli come influenti nel risultato, anziché i gol, le partite diventerebbero più emozionanti. Il motivo sta anche nel fatto che ormai si parla più di quello che di una bella azione o un risultato.
Motivo? La ridicola pagliacciata del regolamento. Dalla volontarietà/non volontarietà al volume del corpo, passando per le mani dietro la schiena o alla posizione del braccio rispetto alle spalle. Un caos. Per noi? Ma passasse pure. Un caos per gli arbitri, purtroppo. Troppo distratti ma anche troppo intenti ad interpretare soggettivamente le situazioni a seconda del contesto. Bene, ci sta. Soprattutto con i falli di mano. Non è semplice dove fare attenzione in pochi secondi a tutta una serie di norme da interpretare. Ma, cari signori, c’è il Var. Cosa cambia? Nulla. Si continuano ad annullare gol dubbi o a non assegnare rigori netti.
Parliamo di gol annullati o rigori proprio per far riferimento all’ultima giornata di campionato. Non andiamo troppo oltre nel tempo, nonostante il buon De Ligt spesso abbia fatto da “cavia” (anche lì con decisioni contrastanti), altrimenti avremmo bisogno di un manuale da migliaia di pagine. Due in particolare sono gli episodi da considerare: il braccio di Manolas qualche secondo prima del gol di Elmas (poi annullato) e il braccio larghissimo di Mancini in Roma-Parma che “avrebbe” dovuto portare l’arbitro a concedere il rigore, ma così non è stato nonostante consulto al Var.
Volume del corpo e del braccio, si diceva. Quello di Manolas è effettivamente staccato dal corpo, troppo. Condiziona la traiettoria del pallone, deviandolo. Ma ci si rende conto che il difensore azzurro è in coordinazione? Quel braccio è la conseguenza naturale di un movimento effettuato un millesimo di secondo prima. Il greco stava per effettuare un tiro e quindi, naturalmente, il braccio si trovava dietro e in coordinazione. Dubbi? Tanti.
Ma passiamo al secondo, in questo caso con pochi dubbi e anzi tante polemiche e veleni. Qui, al di là del regolamento, è l’interpretazione dell’arbitro assolutamente assurda, incomprensibile e inspiegabile. “Per me è spalla”, ha detto Fabbri. A velocità normale, senza riguardarlo, si può anche incappare in errore. Ma al Var, visto e rivisto tante volte, come si può giudicare spalla. E’ braccio netto, bello largo (c’è quindi volume, come piace dire agli esperti) ed è dunque rigore, senza esitazioni.
Noi non abbiamo voluto prendere in considerazione episodi del passato, anche recente, ma è normale che il tifoso – anche quello più informato – vada poi a confrontare le situazioni e si renda conto lui stesso come i metri di giudizio utilizzati per questioni simili o uguali siano differenti. Distrazione? Sudditanza? Incapacità? Orgoglio (non voler farsi correggere dal Var una decisione presa personalmente)? Non lo sappiamo. Ciò che sappiamo è che i si gioca a porte chiuse, i tifosi non ci sono, i condizionamenti esterni mancano, ma le polemiche e la confusione continuano a regnare sovrane.